La storia della Chiesa di San Rocco

Nel 1533 su Spilimbergo si abbatté una pestilenza che provocò la morte di 450 persone in soli tre mesi. 
La popolazione si riunì per un voto alla Madonna e a San Rocco al fine di liberare gli spilimberghesi dalla pestilenza attraverso la costruzione di una chiesa in loro onore. 
La tradizione infatti vuole che San Rocco, durante il ritorno in Francia da un pellegrinaggio, trovando una città devastata dalla peste, abbia confortato gli appestati e li abbia guariti ponendo sulle loro fronti il segno della croce; proseguendo poi il suo viaggio si accorse di essere stato lui stesso contagiato dalla malattia e, per non diffondere il male, si rifugiò in un bosco.
 Qui un angelo lo consolò e lo guarì, mentre un cane gli portava quotidianamente una pagnotta di pane. San Rocco quindi incarnava lo specifico taumaturgo per la peste e prese il posto di san Sebastiano nella devozione popolare.

L’edificio: la chiesa del popolo

La chiesa di San Rocco venne terminata nel 1536. L’edificio era molto semplice: pianta rettangolare e altare unico, completato con le rappresentazioni dei Santi Rocco (realizzato da Gaspare Narvesa) e Floriano (invocato contro le malattie epidemiche soprattutto in Friuli) e con la Vergine della Salute posta in alto. Nel 1883 la chiesetta venne dotata dei campanile, mentre poco dopo venne demolito il portico esterno. Durante la prima guerra mondiale fu requisita come le altre chiese e adibita a magazzino; nel 1922 venne finalmente restaurata.
 All’interno conserva anche una pala di Umberto Martina del 1922 e tre vetrate istoriate con l’Annunciazione e san Rocco (2001).
Nella tradizione sociale spilimberghese, San Rocco è sempre stata la chiesa popolare per eccellenza, mentre il Duomo era la chiesa dei conti e San Pantaleone (dei Frati) era quella delle famiglie bene.