La mostra è organizzata dal Comune in collaborazione con la Parrocchia di Spilimbergo.

Sede: Sala centrale di Palazzo La Loggia in piazza Duomo 1.

Date: dal 2 dicembre 2023 al 3 marzo 2024.

Progetto: a cura di Federico Lovison con la collaborazione scientifica di Maurizio d’Arcano Grattoni e le foto di Stefano Ciol.

 

L’esposizione consente di conoscere diversi artisti che, nell’arco dei secoli, hanno contribuito a creare e abbellire il singolare complesso monumentale del duomo di Santa Maria Maggiore. Permette altresì di scoprire varie vicende e curiosità legate all’edificio sacro e alle opere ivi racchiuse.

Seguendo il ritmo ovattato dei versi di Gent da la Grava, la suggestiva poesia di Novella Aurora Cantarutti, si percepisce che suoni e colori sembrano fondersi tuna lûs verda di aga, quella del Tagliamento che, ai piedi della città, gorgoglia in un algido letto di sassi policromi che già prefigurano il pavimento a terrazzo e il mosaico. Il tutto è come inondato da morbida luce e il visitatore si trova via via di fronte ad opere che sono emozioni.

Nel corridoio d’accesso al salone, immagini ad alta definizione permettono di apprezzare i dettagli dei capolavori ospitati in duomo.

All’ingresso dell’ampio salone, sulla destra, si trovano i dipinti e le opere riferite alla cappella musicale del primo Rinascimento, composta dall’organo, dal coro ligneo e dai codici miniati (di cui diremo più avanti).

Procedendo nella visita ecco la foto della Fuga in Egitto, affresco del XVI sec., di mano di Girolamo Stefanelli (pannello n. 1). Segue poi il San Girolamo penitente di Antonio Carneo (1637-1692), un mirabile olio su tela. Il libro semiaperto allude alla “vulgata”, ossia alla traduzione della Bibbia in latino, della quale Girolamo fu autore (pannello n. 2).

Ad accrescere la suggestione s’incontrano di seguito gli Angeli cerofori della Cappella del Carmine scolpiti nel 1498 dal lapicida Giovanni Antonio Pilacorte, uno dei tanti maestri comacini attivi in Friuli, autore anche del fonte battesimale realizzato nel 1492 (pannello n. 3).

Ci si imbatte successivamente nei mirabili codici miniati. Notevole il Graduale n.1 che fa parte dei sei corali, cinque graduali e un antifonario, conservati nell’Archivio parrocchiale di Spilimbergo, miniati tra il 1494 e il 1507 dal pittore udinese Giovanni de Cramariis (pannello n. 4). E’ esposto anche il Graduale n. 3 con pregevoli lettere iniziali miniate, con fregio a piena pagina (pannello n. 5).

Accanto si trovano le tavole con i Paggi reggistemma (stemmi di Zuccola e di Trussio) realizzate nel 1524 da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone (pannello n. 6).

Gli occhi poi si soffermano meravigliati davanti all’immagine del coro ligneo, con annesso leggio, scolpito, intarsiato e dorato da Marco Cozzi nel 1475/1477, già in duomo e ora ospitato nella chiesa dei Santi Giuseppe e Pantaleone, popolarmente detta dei Frati (pannello n. 7).

Ecco poi le foto delle portelle dell’organo, tempere su tela realizzate nel 1524 dal Pordenone (pannello n. 8). Esse rappresentano la Caduta di Simon Mago e la Conversione di Saulo (quando sono aperte) e l’Assunzione della Vergine (da chiuse).

Il visitatore, pur immerso in tanta meraviglia, non può non restare rapito di fronte alle immagini degli affreschi di scuola vitalesca che decorano l’abside del duomo. Essi rappresentano una delle testimonianze più significative della pittura del Trecento in Friuli (pannello n. 9).

Affacciandosi alla trifora del salone si può godere di una vista privilegiata del duomo nella sua affascinante bellezza, col portale di Zenone da Campione, gli archetti romanico-gotici del sottotetto, la cappella di San Michele e il maestoso San Cristoforo, patrono di viandanti e pellegrini. A levante, appena a ridosso dell’abside, si scorge la chiesetta di Santa Cecilia, il più vetusto edificio di culto presente in città (pannello n. 10).

Procedendo ecco splendide oreficerie (calici, ostensori, patene, navicelle, reliquiari) in oro e argento, preziosamente cesellate e decorate, provenienti un po’ da ogni dove, in particolare da Venezia (pannelli n. 11 e 15), accanto alle quali fa bella mostra di sé l’immagine della Presentazione di Gesù al Tempio (1503 circa), dipinto su tavola di Giovanni Martini nella Cappella della Madonna del Rosario (pannello n. 12).

Di fronte ai paramenti liturgici (pianete, tunicelle, piviali) in lampasso e taffetas broccato si resta a dir poco ammirati pensando all’accurata fattura e alla devota perizia di tante mani industriose. Essi sono custoditi presso la Casa canonica (pannello n. 13).

Ci si imbatte infine nel San Giovanni evangelista, olio su tela attribuito da alcuni a Gasparo Narvesa (1558-1639), raffigurato col classico librone (il suo Vangelo) e il calice da cui, secondo una consolidata fonte apocrifa, esce un serpentello verdognolo (pannello n. 14).