Percorsi culturali

La bottega dell’artista: l’arte friulana tra ’400 e ’500*

Il territorio spilimberghese dispone di un patrimonio artistico di grande prestigio, ma non sempre adeguatamente conosciuto. Il XV e XVI secolo rappresentano per Spilimbergo e i paesi circostanti un periodo di grande splendore. Le maggiori famiglie nobili, per garantirsi il primato sociale e politico, facevano a gara per assicurarsi l’opera dei maggiori artisti del tempo. Fra tutti emerse il genio di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, che dopo aver mosso qui i suoi primi passi, portò la sua arte nelle maggiori città del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia. Attraverso le sue opere si impose un gusto nuovo, presto diffuso nei centri limitrofi. È un invito a uscire dai percorsi consueti, per riscoprire la grande arte del Rinascimento.

>> Itinerario

La visita parte da Spilimbergo e prosegue attraverso le località vicine, dove si celano insospettabili tesori. La zona fra il torrente Cosa e il fiume Tagliamento vide nascere ed esplodere la scuola del Pordenone, del suo maestro G. Francesco da Tolmezzo e del suo allievo prediletto Pomponio Amalteo; ma anche scultori come il Pilacorte e Donato Casella, Giovanni de Cramariis illustre miniatore e Marco Cozzi, il più grande intagliatore italiano del Quattrocento.

Spilimbergo: Duomo di Santa Maria Maggiore (con opere di Vitale da Bologna, Pilacorte, Pordenone, G. Antonio de Cramariis, Giovanni Martini, Girolamo Stefanelli, Joseph Heintz il giovane, organo monumentale), Palazzo Dipinto in Castello, Palazzo Monaco, Chiesa di San Giovanni dei Battuti, Chiesa dei Frati (coro ligneo di Marco Cozzi, capolavoro dell’arte ebanistica).
Provesano: Chiesa di San Leonardo (ciclo a fresco di G. Francesco da Tolmezzo: ultima Cena, Passione e Resurrezione di Gesù).
Valeriano: Chiese di Santa Maria dei Battuti e di Santo Stefano (affreschi del Pordenone, tra cui la celebre Natività).
Baseglia: Chiesa di Santa Croce (ciclo a fresco di Pomponio Amalteo: Passione di Gesù e Storia della vera Croce).

In alternativa, dopo Spilimbergo,
Barbeano: oratorio di Sant’Antonio (affreschi di G. Francesco da Tolmezzo).
Tauriano: Chiesa di San Nicolò (affreschi di Giampietro da Spilimbergo).
Vacile: Chiesa di San Lorenzo (affreschi giovanili del Pordenone)
Travesio: Chiesa di San Pietro (affreschi del Pordenone).
Lestans: Chiesa di Santa Maria Assunta (ciclo a fresco di Pomponio Amalteo: Storie del Vecchio e Nuovo Testamento).

L’aquila e il leone: sulle tracce del Medioevo*

Il 6 giugno 1350 nella piana della Richinvelda, per mano delle truppe spilimberghesi, cadeva il patriarca di Aquileia Betrando di Saint Géniès. L’avvenimento rappresentò il momento culminante di una sanguinosa e lunga lotta per il controllo del Friuli.
Seguendo i conti di Spilimbergo, una delle più potenti famiglie feudali del tempo, cerchiamo di ricostruire il clima storico del tempo, tra la crisi della Patria friulana e l’avvento della Serenissima Repubblica di Venezia. Il confronto non si giocava soltanto sul campo militare, ma anche nella gara allo splendore dei tesori d’arte.

>> Itinerario

Il percorso parte da Spilimbergo, punto nevralgico nel sistema di difesa del Sacro Romano Impero, contrapposto alla Lega dei Comuni, diventato poi centro di un grande feudo patriarchino che controllava tutta la fascia mediana della regione. In seguito si prosegue attraverso i manieri che controllavano l’accesso alle vallate del nord, per finire con il luogo dove si consumò la grande tragedia del Friuli.

Spilimbergo, il potere politico e religioso: Castello (originariamente XI-XII secolo, distrutto e ricostruito nel Cinquecento), Duomo di Santa Maria Maggiore (con opere di Vitale da Bologna, Pilacorte, Pordenone, G. Antonio de Cramariis, Giovanni Martini, Girolamo Stefanelli, Joseph Heintz il giovane).
Spilimbergo, la vita quotidiana nel medioevo: loggia della Macia, loggia del Daziario, torri e cinte murate.
Spilimbergo, le famiglie in lotta: Palazzo Ercole, Palazzo Monaco.
Solimbergo: resti del castello di Sonenberg.
Castelnovo del Friuli: resti del castello di Neuhaus.
San Giorgio della Richinvelda: cippo commemorativo di Bertrando di Géniès eretto sul luogo dell’uccisione, chiesa di S. Nicolò.

Curiosità: gli spilimberghesi, in seguito all’uccisione del patriarca, furono etichettati dagli altri friulani con l’epiteto di “bertramìns”, soprannome rimasto ancora oggi a identificare i vecchi abitanti della città.

Corso Roma

Scoprire Spilimbergo*

Spilimbergo, per il suo patrimonio storico e artistico, è una delle più belle località del Friuli. Cosa si può vedere durante una un passeggiata per le vie della città antica?
Ogni angolo parla di storia e arte, ma anche di negozi curiosi nascosti sotto i portici, contrade piene di vita e ambienti calorosi. in una cittadina dove il progresso non ha fatto dimenticare le tradizioni, anche il mercato del sabato diventa occasione di festa. E le osterie luogo d’incontro dove assaporare il tempo.

>> Itinerario

Il percorso si svolge nel centro storico, partendo dal castello dei conti Spengenberg, nucleo originario della città (XI-XII secolo), e ne segue pian piano lo sviluppo. La passeggiata tra strade acciottolate, portici e prestigiosi edifici monumentali, diventa occasione per ricostruire la vita della città dei tempi antichi, ma anche per godere di quella di oggi.
Borgo Vecchio: Castello, Duomo di Santa Maria Maggiore (opere di Vitale da Bologna, Pilacorte, Pordenone, G. Antonio de Cramariis, Giovanni Martini, Girolamo Stefanelli, Joseph Heintz il giovane, organo monumentale), loggia della Macia, loggia del Daziario, torre orientale e prima cinta muraria.
Borgo Valbruna: Palazzo Spilimbergo di Sopra, caseggiati popolani.
Borgo Orientale: Palazzo Ercole, Casa del Capitano, Palazzo Monaco, resti di Palazzo Cisternini (distrutto dagli eserciti russi durante le guerre napoleoniche).
Broiluccio: caseggiati popolani nell’antico “broili” di Spilimbergo.
Borgo Nuovo: Chiesa dei Frati (coro ligneo di Marco Cozzi), Chiesa di San Giovanni dei Battuti (affresco di scuola germanica e opere tiepolesche), torre occidentale.
Fuori le mura: chiesa di San Rocco, viale Barbacane (antica cinta difensiva, poi spianato e trasformato in mercato bovino e oggi affascinante viale alberato).
Scuola Mosaicisti del Friuli: scuola unica al mondo, dove si formano i maestri mosaicisti che hanno realizzato le opere eccezionali che decorano chiese e moschee, regge e palazzi, palazzi pubblici, centri sportivi, aeroporti e piazze in ogni continente. È sede di attività didattica e di esposizione delle opere.
Corte Europa: esempio moderno di architettura musiva.

Curiosità: la macia, simbolo storico della città, era un’unità di misura per stoffe in uso nel feudo in epoca rinascimentale, della lunghezza di circa 80 centimetri. Sul vertice porta come sigillo il simbolo della menorah, testimonianza dell’antica presenza di comunità ebraiche.

Valbrruna

Borgo Valbruna e i personaggi delle vie

>> Itinerario

Siamo in Borgo Valbruna, meglio conosciuto dai vecchi Spilimberghesi come “Valle dell’amore”, luogo delegato all’intimità dei fidanzatini, in quanto la zona, prima di essere urbanizzata e inclusa nella seconda cerchia di mura alla fine del ‘300, consisteva in un bosco ombreggiato, cioè bruno, adatto allo scopo.
A levante il borgo è delimitato dal Palazzo di Sopra oggi residenza municipale. Verso il 1530 il palazzo fu sede dell’Accademia Parteniana che prendeva nome dall’umanista spilimberghese Bernardino Partenio. L’Accademia, sostenuta dal conte Adriano, padre della pittrice Irene, era frequentata da tanti ragazzi che venivano anche da fuori per studiare la parola del Signore direttamente dai testi originali. Per questo in Valbruna insegnavano professori di gran nome e i ragazzi imparavano il greco, il latino e l’ebraico. Tirava il vento contagioso della Riforma luterana.
Dalla muraglia che delimita la corte si può guardare un panorama meraviglioso, il Tagliamento, San Daniele, le colline della pieve d’Asio e i monti che fanno da corona al Friuli.
Il borgo Valbruna è caratterizzato dall’avere le vie intitolate a pittori friulani o molto vicini alla storia della regione.

Partendo da levante abbiamo la piazzetta dedicata a Giambattista Tiepolo.
Egli nasce a Venezia nel 1696 e muore a Madrid nel 1770. Nel 1719 sposa Maria Cecilia Guardi, sorella dei pittori Guardi da cui avrà dieci figli, tra cui Giandomenico. Artista molto apprezzato eseguì opere di altissimo livello soprattutto nella città natale (Sant’Aponal, Palazzo Sandi, Palazzo Labia, San Zeno e in tante altre sedi pubbliche e privata). Fu a Bergamo, Milano, Vicenza e a Udine. Qui, per Dionisio Dolfin, patriarca di Aquileia, decora il palazzo e il duomo.

C’è poi via Giovanni Antonio Pordenone.
Nasce a Pordenone (da cui il nome) nel 1483/4 da Angelo de’ Sacchis nativo di Corticelle nel bresciano, e muore a Ferrara nel 1539. Fu pittore estremamente attivo, abile e rapidissimo come richiede la tecnica dell’affresco. Tra il secondo e terzo decennio del ‘500 visse stabilmente a Spilimbergo. Come tutti i grandi artisti fu geniale e un po’ strambo. Dalle tre mogli ebbe una dozzina di figli tra cui Graziosa che fu sposa dell’allievo Pomponio Amalteo. In zona eseguì opere a Travesio, Vacile, Gaio, Valeriano. Sue sono le portelle dell’organo del duomo di Spilmbergo eseguite nel 1524/5. Suoi sono gli stupendi affreschi del duomo di Cremona. Per la sua maestria fu rivale del Tiziano.

Segue via Pomponio Amalteo.
Nasce a Motta di Livenza nel 1505 e muore a San Vito al Tagliamento nel 1588.
Dal Vasari viene ricordato come il più illustre tra gli allievi friulani del Pordenone. Ebbe rapporti di lavoro coi più illustri personaggi del tempo come il cardinale Gerolamo Aleandro e il patriarca Marino Grimani. In quanto genero del Pordenone ne ereditò i crediti e fu chiamato ad ultimare lavori iniziati dal suocero come la decorazione della chiesa di Lestans e di Baseglia. Del maestro utilizzò spesso anche i cartoni. Tenne bottega a San Vito. Dai suoi quattro matrimoni ebbe sette figlie, due delle quali, Virginia e Quintilia sposarono due suoi allievi: Sebastiano Secante e Giuseppe Moretto.

Ecco via Giovanni da Udine.
Giovanni de’ Cramariis nasce a Udine nel 1487 da Francesco Recamador, da cui il cognome Ricamatore da lui spesso usato.  Muore a Roma nel 1564. Pittore di fantasia fervida e leggiadra fu uno degli allievi prediletti di Raffaello nei grandi lavori di decorazione in Vaticano, soprattutto nelle Logge. Giovanni tanto si innamorò delle grottesche delle Terme di Tito che ne esportò il modello anche in Friuli e a Venezia (decorazione di Palazzo Grimani). Rientrato da Roma fu “architetto generale de’ pubblici lavori” in Udine. Sono del 1555 gli stucchi e i putti  del Castello di Spilimbergo (Palazzo Furlan). Fu di nuovo a Roma nel 1560 per la decorazione del secondo piano delle Logge vaticane.

Siamo ora in via Pellegrino da San Daniele.
Martino da Udine, detto Pellegrino, nacque probabilmente a Udine o a San Daniele nel 1467 dal pittore Battista detto lo Schiavone per la sua provenienza da Zagabria. Morì a Udine nel 1547. Secondo il Vasari Pellegrino si formò guardando Giovanni Bellini. Conobbe Antonio da Firenze e la bottega di Domenico Mioni da Tolmezzo. Fu cognato di Giovanni de’ Cramariis che ne aveva sposato la sorella Anna. Operò a Villanova di San Daniele,  San Daniele, Gemona,  Osoppo, Cividale, Udine. Conobbe e lavorò per il patriarca Domenico Grimani che molto lo stimava e da cui fu beneficato in tanti modi. Eseguì per la Confraternita di Sant’Antonio Abate di San Daniele la decorazione della chiesa stessa, firmata e datata 1498. Fu anche presso la corte di Ferrara lavorando per i duchi Ercole e Alfonso. Compì un pellegrinaggio ad Assisi nel 1534 di cui lasciò traccia nella Porziuncola: “Hic fuit Pelegr(inus) pitore et sua dona de Udine d(el) Friulle”.

Ed ecco via Irene di Spilimbergo.
Nasce a Spilimbergo nel 1538 da Adriano di Spilimbergo e da Giulia Da Ponte, veneziana, figlia del ricco mercante Gian Paolo. Morì a Venezia giovanissima nel 1559. La bambina, rimasta orfana di padre, crebbe all’ombra del castello. Ben presto il nonno la portò a Venezia per educarla convenientemente. La nipotina era incline alle umane lettere, alla poesia e alla  musica. Nonno Gian Paolo provvide ad affiancarle i migliori maestri. Per affinarsi nella pittura frequentò addirittura la bottega del Tiziano e tanto bastò per darle fama di artista e di pittrice. Ad accrescere questa fama contribuì sempre il nonno che, alla morte della ragazza, contattò eminenti letterati affinché ne illustrassero le doti. In virtù della frequentazione tizianesca a lei è intitolata la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo.
Per restare ancora un momento nell’ambito della pittura, superato il mulino appena restaurato e percorsa via Jacopo,  dirigiamoci verso il corso Roma e in particolare nello slargo tra la bottega di alimentari Li Volsi e via Piave. Qui presso l’enoteca denominata “Torre orientale” c’è una Crocifissione ad affresco  di Gasparo Narvesa, che si può comodamente osservare dal marciapiede prospiciente l’ingresso.
Gasparo Quecchi, meglio conosciuto come Narvesa, nasce a Pordenone nel 1558. Subito rivela straordinaria attitudine al disegno e alla pittura. Nel 1585 lo troviamo già a Spilimbergo dove sposa Augusta Calcaterra, figlia di Lucio barbiero/ciroico, discendente di toscani fuoriusciti a Spilimbergo nel ‘300. Oltre che affrescatore e indoratore era cesellatore e miniatore e se le necessità lo richiedevano riparava anche arredi di chiesa e mantici dell’organo. Lavorò a Vivaro, Arzene, Domanins e Cordenons. Fu amico fraterno del poeta Gian Domenico Cancianini. Morì a Spilimbergo all’età di 81 anni nel 1639. Viene sepolto nella navata destra del duomo nella tomba dei Calcaterra suoi suoceri e suoi cognati, la cui posizione sul pavimento è oggi contraddistinta dal n. 17.

Procedendo verso ponente, a metà circa del corso Roma, tra vicolo chiuso (quello del Bachero per capirci) e via Marco Volpe, c’è via Daniele Cernazai.
Nasce a Udine nel 1807 e qui muore nel 1858. I Cernazai, di antica nobiltà ungherese e ricchissimi, risiedevano a Udine ma avevano molti e importanti possessi a Travesio. Daniele è domiciliato proprio qui per curare al meglio i propri interessi. Le sue ideologie non vengono ben viste dagli austriaci in quanto si ispiravano alla massoneria e all’unità d’Italia. Morendo lascia parte del suo patrimonio, valutato in mezzo milione di lire italiane, direttamente al conte Camillo Benso di Cavour. Il governo piemontese incamera l’eredità che, per decreto reale, viene elevata a corpo morale sotto il titolo di “Lascito Cernazai”. Tra le altre cose, con la cospicua somma, si provvede nel 1868 alla costruzione a Torino di un grande palazzo denominato “Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari Italiani”. Esso è tuttora esistente ed è la sede dell’Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato e dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale.

Quasi di fronte, tra via Stella e via Simoni, a fianco dell’antica farmacia Santorini (1650), chiamata “Alla carità”, c’è via Giovanni Antonio Santorini.
Egli nacque a Spilimbergo nel 1754 nella ricca famiglia dei Santorini, famiglia veneziana di medici, architetti e notai che prende il cognome dall’isola di Santorino nell’Egeo. Dopo gli studi a Padova Giovanni Antonio progettò il Teatro sociale in piazza Duomo. Aveva una particolare predisposizione per le arti meccaniche. Nel 1809, durante la reggenza napoleonica, inventò una macchina rivoluzionaria per la trattura della seta che fu molto apprezzata dal Governo francese e che fu introdotta con successo a Lione, capitale francese della sericoltura, con grandissimi vantaggi per gli industriali del settore e per lo Stato. Per questa sua invenzione il Santorini ricevette un encomio solenne dallo stesso Napoleone che, in segno di riconoscenza, gli donò la quasi totalità dei beni ex Balzaro, e provvide  alla pubblicazione dei suoi studi presso la Stamperia Reale di Milano. Dell’attività e dell’inventiva del Santorini, resta ancor oggi, seppur dismesso, nella via a lui intitolata, il laboratorio/filatoio riconoscibile per avere una lunga serie di alti finestroni da cui entrava la luce che permetteva alle filandine di eseguire al meglio la dipanatura dei bozzoli. Morì di tifo nel 1817.

Testo di questo itinerario scritto da Gianni Colledani

Spilimbergo… da ascoltare

Un racconto emozionante a portata di smartphone!

Quattro tracce in formato mp3, scaricabili direttamente qui, vi accompagneranno alla scoperta di Spilimbergo attraverso una narrazione avvincente, corredata da musiche, suoni e atmosfere. Il percorso dura circa un’ora e prevede 4 piccoli itinerari:

  1. Il Castello del Falco 
  2. I segreti del Duomo
  3. Il Tagliamento racconta
  4. Mercanti e mecenati

 

* Gli itinerari segnalati con l’asterisco fanno parte di pacchetti di visite guidate rivolte a scuole, circoli giovanili e della terza età, sindacati, associazioni culturali e d’arma, gruppi parrocchiali e gruppi organizzati in generale. Gli itinerari sono indicativi: soluzioni diverse possono essere concordate su richiesta. Per consentire di organizzare al meglio i percorsi turistici, si prega di contattare la segreteria Arcometa e l’ufficio IAT di Spilimbergo, almeno 20 giorni prima della data stabilita. I costi delle visite guidate, comprensivi delle spese di segreteria, sono vincolati alle variazioni delle tariffe delle associazioni delle guide turistiche autorizzate. Maggiori informazioni chiamando l’Ufficio Informazioni e Accoglienza turistica di Spilimbergo al numero (+39) 0427 2274 o contattandolo via mail a iat@comune.spilimbergo.pn.it

Share it :