Tra botteghe e artigiani

Non solo famosa per essere la città della Scuola Mosaicisti, Spilimbergo vanta una lunga tradizione di botteghe e attività artigiane di cui ancora oggi si conservano tracce e memorie. Per questo abbiamo ideato un itinerario per ripercorrere insieme la Spilimbergo di un tempo, dove ogni angolo proliferava di attività e tra una chiacchiera e l’altra si creavano legami di amicizia e complicità.

ITINERARIO

Via Jacopo da Spilimbergo – Via Pordenone – Via della Roggia – Via Corridoni – San Rocco – Via Manin – Via Santorini – Via Pilacorte – Corso Roma – Via dei Savorgnan – Via Marco Volpe – Via Cisternini – Piazza Borgolucido

Durata: circa un’ora

Parcheggio: Corte Europa (gratuito)

Si parte dall’attuale via Jacopo da Spilimbergo dove sorgeva quello che è forse il più antico mulino spilimberghese: il mulino della Valbruna, così chiamato per la sua collocazione all’inizio della borgata. Oltre allo svolgimento delle tipiche attività del mulino veniva prodotto anche il ghiaccio, distribuito poi nelle varie macellerie e latterie della zona. Recentemente restaurato, conserva sulla facciata principale un bell’affresco devozionale.

Facciata principale del Mulino con l’affresco

Facciata principale del Mulino con l’affresco

Proseguiamo per la borgata Valbruna, arrivando a vicolo Pordenone dove troviamo la più antica bottega artigiana di Spilimbergo: “Jacumina marangòns 1843”, come recita l’insegna in legno sopra la porta d’ingresso. Le generazioni che si sono susseguite, da Francesco a Bepi, si dedicavano alla falegnameria e alla riparazione di armi da caccia, una loro grande passione. Oltre che bottega era anche un punto di ritrovo per gli abitanti della Valbruna, che alla sera si riunivano per raccontarsi della giornata trascorsa e dei tempi passati.

Insegna della bottega di Jacumina tutt’oggi visibile

Siamo ora in via della Roggia, dove sorgeva il Battiferro dei Beltrame.
Prima mulino, poi battiferro, ci lavorò a lungo Enrico Cozzarizza (“Rico Bacalà”), famoso per le sue ringhiere artistiche in ferro battuto. Era inoltre specializzato nella produzione di cancelli, inferriate e grate da finestre.

Resti del mulino visibili ancora oggi

Addentrandoci in via Corridoni, giungiamo a quella che un tempo è stata la bottega di fabbro Dante Liva “Zanella”. Testimone della sua presenza la scritta in ferro battuto “labor omnia vincit” sopra la porta d’ingresso. Non a caso situata vicino alla Scuola Mosaicisti del Friuli (visitabile dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 13.00 alle 16.00), era il fabbro migliore per la tempra delle martelline usate dagli studenti.

Insegna realizzata da Zanella

Si prosegue con la falegnameria De Marco, in piazza San Rocco.
Gestita dai fratelli Ferruccio, Amato e Angelo, la bottega lavorò molto per le commissioni ricevute dall’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale, che richiedeva cassette per munizioni e case prefabbricate per l’Africa.

Con Via Manin entriamo nel vivo delle botteghe di una volta. Mario Lazzaroni, classe 1893, falegname da sempre, costruiva e riparava mobili antichi e intarsiati per le famiglie più abbienti di Spilimbergo. Non riusciva a immedesimarsi nella mentalità dei falegnami delle ultime generazioni, che della falegnameria hanno fatto un’industria: di lui tutti ricordano l’umiltà con cui svolgeva il proprio mestiere, preferendo la qualità alla quantità e la studiata lentezza d’esecuzione alla foga del tutto e subito.

In via Santorini incontriamo l’Officina di Umberto Belluz, che nel 1962 portava il nome di “moto, cicli – vendita e riparazioni, esclusivista Morini, Lambretta, Moto Garelli”. Passando davanti all’officina non era insolito sentirlo parlare di una particolare sospensione di motocicletta o dei cilindri di qualche vecchio tipo di automobile.

E adesso arriviamo a quello che, dopo la Scuola Mosaicisti, è forse il più famoso punto di riferimento della nostra Spilimbergo: il Bachero in via Pilacorte.
“Il Bachero non lo si trova cercando informazioni, ma annusando l’odore di baccalà e seguendone la scia che si snoda lungo il corso”, recita un famoso detto.
I suoi prodotti genuini e la cucina semplice erano e sono ancora oggi un richiamo irresistibile. L’osteria, infatti, ha la nomea di “locale di tutti”. 

Mosaico presente all’interno del Bachero

roprio di fronte a via Pilacorte, in Corso Roma, andiamo incontro alla Gelateria “De Fanti”.
Gestita da Antonio De Fanti, o “Toni dal gelato”, era famoso per girare con il tipico carretto frigorifero e per le leccornie della sua terra d’origine, Forno di Zoldo, che vendeva durante l’inverno.

Siamo giunti ora alla “5th Avenue”. Sì, avete letto bene, anche Spilimbergo ha la sua “Quinta Strada” e si trova in Via dei Savorgnan.
Ma perchè questo nome? Nel corso degli anni ha ospitato alcuni dei più celebri negozi e attività d’artigianato della nostra città, dando vita a una delle vie più vive e dinamiche di Spilimbergo. Tra fabbri, calzolai, parrucchieri, negozi e botteghe artigiane, c’era sempre un gran viavai di persone. Inoltre è la quinta strada del Corso Roma sia che si conti da destra che da sinistra. 

Prima tappa via Savorgnan è la bottega del fabbro Albano “Bano” Banelli.
E se si parla di Bano non si può non citare Remigio! Presto diventato apprendista nella bottega, nonostante la sua malformazione non si è mai tirato indietro di fronte a compiti faticosi e pesanti. Di lui tutti ricordano la simpatia (c’è chi si è visto recapitare un mazzo di ortiche per il proprio compleanno), e il suo legame con Carnera, di cui è presto diventato la mascotte.

Remigio e Bano

A poca distanza, troviamo l’attività della Famiglia Bottacin.
Durante la sua permanenza a Spilimbergo, la famiglia Bottacin si è destreggiata in diversi mestieri, tra cui il ripristino di tappezzerie, la produzione di materassi e il restauro di mobili.
Un lavoro da menzionare, di cui la famiglia era molto fiera, è il restauro di un antico salotto del Settecento.

Proseguendo per Via Marco Volpe, in piazzetta Walterpertoldo, arriviamo a quella che un tempo era La Latteria, in seguito diventata l’Associazione Culturale Il Caseificio.
In un’età in cui l’allevamento era attività diffusa e il latte costituiva una risorsa alimentare fondamentale, le latterie erano molto più che semplici stabilimenti produttivi: erano anche uno dei punti di incontro e di aggregazione sociale di ogni paese.
Nel febbraio 1926 la latteria cominciò la sua attività, producendo formaggi, ricotte e burro. Inoltre molte persone ogni mattina si incontravano e portavano il latte munto nelle piccole stalle di casa. 

Entrata del Caseificio con il caratteristico mosaico all’ingresso

Con la Distilleria Serena ci avviciniamo alla fine del nostro itinerario.
Venne insediata a Spilimbergo nel 1909, ma trasferita a Palazzo Monaco solo dieci anni dopo. I fratelli Serena, lasciata Murano e dopo aver ceduto la fornace di vetri soffiati, si dedicarono alla distillazione. Gino Serena creò il marchio GRAPPA D’ORO, sviluppando una distillazione di alta qualità. Oggi Michelangelo, nipote di Gino, ha ricreato e ricostruito il gusto antico della riserva distillata nel 1974 da suo nonno.

E per concludere raggiungiamo piazzetta Borgolucido, dove ci attende l’ultima tappa del nostro percorso: il Salumificio Lovison, tutt’oggi presente in via Ugo Foscolo.
“Ohi ce bon, ohi ce bon, il muset di Lovison!” Per gli abitanti della zona non era una novità sentir canticchiare questo ritornello. Con una lunga tradizione familiare, continua a essere un nome rinomato dell’industria di salumi e insaccati… Carlo Cracco lo sa bene!

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