Una vecchia fotografia dei Civici Musei di Udine, ci racconta com’era la chiesetta di San Giovanni del Romito (degli Eremiti), sulla strada per Udine, demolita nel 1909: costruzione di piccola dimensione, ad aula unica, campaniletto al colmo con motivo ad archetti ciechi incrociati sotto la linea di gronda, preceduta da un ampio portico seicentesco. La incontriamo lungo la strada che da Spilimbergo porta verso il ponte di Dignano, circondata da alti cipressi, in un bel prato. Dell’edificio del 1304 associato alla Confraternita dei Battuti è rimasto solo l’arco trionfale – oggi ridotto a facciata aperta – e l’abside, dietro alla quale è stata innalzata una parete con spioventi su cui poggia al centro un campaniletto che si ispira al precedente.
Non c’è più traccia dell’annesso ospizio (lazzaretto), demolito nel secolo scorso. Nella chiesetta, aperta alle intemperie, una rovinata e sbrecciata tela ottocentesca con San Giovanni Battista. Assai più pregevole la decorazione a fresco degli inizi del XIV secolo, con Cristo Pantocrator e simboli degli Evangelisti nella lunetta, Agnello mistico e decorazioni nella volta, tracce di un’Annunciazione nei piedritti, figure di Apostoli (alcune ancora ben visibili), Decollazione di San Giovanni Battista, Banchetto di Erode e Danza di Salomè nelle pareti laterali e in quella di fondo.
Esempio di pittura “previtalesca” in Friuli, si avvicinano a certi affreschi dell’area bolzanina o anche friulana (ad esempio quelli della chiesa di San Giuliana ad Aviano) nei quali non sopiti ricordi bizantino-romanici perdurano accanto alle aperture gotiche. Anche a causa di una certa ingenuità di linguaggio propriamente provinciale la quale carica i tratti somatici, è probabile l’addebitamento ad un maestro locale.
Nella chiesetta sussistono anche sbiaditi ricordi della decorazione che vi condusse nel 1554 Marco Tiussi e, murata nella parete sud, all’esterno, una lapide pavimentale cinquecentesca (1540) con lo stemma dell’Ospedale di San Giovanni attesta l’estrema opera di misericordia prestata ai morti nell’ospizio. Altro frammento lapideo del ‘500, ma di spoglio (proveniente da Travesio nel 1935) funge ora da mensa di altare. La base su cui poggia reca un motto in latino: “Ciò che nasce dalla giustizia e dalla carità, guida i nostri piedi sulla via della pace”.
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