Palazzo di Sopra

Nel Borgo Valbruna risiedono i di Sopra

Il poderoso palazzo comitale degli Spilimbergo di Sopra sorge in Borgo Valbruna, un tempo zona di molte botteghe artigianali. Camminando tra viuzze e orti si arriva a un meraviglioso edificio: il Palazzo di Sopra, attuale sede municipale. I primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono agli inizi dei 1300, quando a Fulcherio venne assegnata la cerchia di Valbruna, in seguito a una divisione patrimoniale, con il compito di costruivi un castrum e un fossato. Nel maggio dei 1499 un concordato permette a Paolo (figlio di Odorico di Spilimbergo) e ai nipoti, di ampliare e migliorare l’edificio esistente.
Sta di fatto che il Palazzo venne completamente ristrutturato: da edificio medievale, venne creata una villa cinquecentesca, che si rifaceva ai modelli dettati dal gusto veneziano.

La villa si presentava allora con ampie sale dai soffitti molto alti, sulle pareti si aprivano finestroni luminosi e all’interno erano stati predisposti i servizi igienici.
Il possesso della villa e la zona circostante rimase ai conti fino al 1920, anno in cui la proprietà venne rilevata dalla famiglia Ciriani.

L’Accademia Parteniana

La fama del palazzo è legata anche alla cinquecentesca accademia diretta dall’umanista Bernardino Partenio. Una scuola d’élite per i rampolli delle buone famiglie friulane, fondata nel 1538 con il supporto del conte Adriano di Spilimbergo. 
Nelle ampie sale della villa gli studenti potevano dedicarsi ai loro studi giornalieri, nell’annesso oratorio di San Rocco potevano partecipare alle celebrazioni liturgiche e all’interno dei giardino avevano modo di giocare tra loro e praticare attività fisica (anch’essa prevista nel programma scolastico).
Tra le materie c’erano il greco e il latino. Vi insegnò lo Stancaro, il quale si occupava, tra le altre cose, di impartire lezioni di ebraico, per meglio leggere e interpretare i Testi Sacri. Questi insegnamenti venivano però interpretati come eretici e dunque erano mai visti.
La vita dell’Accademia fu molto breve e non sopravvisse molto tempo dopo la morte del conte: venne chiusa nel 1541.

Il palazzo nel ‘900

Dopo successivi passaggi di proprietà e diverse funzioni svolte dal palazzo (residenza signorile, stabilimento bacologico e ricovero per l’esercito), lo stesso è stato acquistato dal Comune di Spilimbergo che, in seguito a un articolato restauro, lo ha adibito a propria sede nel 2002.
L’attuale aspetto è riconducibile a una serie di interventi effettuati tra Cinquecento e Seicento: questi portarono alla realizzazione dello scalone e della trifora sulla facciata; in seguito vennero eseguiti altri lavori di restauro d’importanza minore.
Dopo il terremoto dei 1976 però, il palazzo, che aveva conosciuto momenti di splendore, venne abbandonato.

Solo in seguito all’acquisto della proprietà da parte del Comune iniziarono gli ultimi restauri.

La facciata del palazzo, dopo la rimozione dell’intonaco che aveva coperto gli affreschi sottostanti fin dal Settecento, conserva l’originaria decorazione, ispirata a temi mitologici, storici e floreali e ricca di pregevoli trompe-l’oeil, che conferisce all’edificio una certa maestosità ed eleganza.
All’interno la gran parte delle opere artistiche è stata perduta, ma, ciò che giunto fino a oggi, testimonia la ricchezza e il gusto rinascimentale. Il restauro interno ha portato alla luce, in due stanze al piano terreno, gli stucchi dell’artista friulano Giovanni Battista Piccin, realizzati con maestria attorno al 1776; altri elementi decorativi testimoni della ricchezza dei palazzo sono le eleganti specchiere e le grandi cornici ovali.
Per arricchire ulteriormente le sale, il Comune ha acquistato dei raffinati lampadari realizzati con il vetro di Murano; inoltre con il restauro sono stati rimessi a nuovo i pavimenti a terrazzo in stile veneziano.

Il belvedere di Palazzo di Sopra

Ciò che rende ancora più ricco questo luogo è il panorama che si gode dalla sua terrazza: si può infatti ammirare il letto dei Tagliamento e il territorio circostante dai monti della Carnia all’alta pianura friulana.
Dell’oratorio gentilizio di San Rocchetto, che sorgeva a ridosso della cinta muraria attorno al palazzo, sono oggi visibili solo le fondamenta. Era costituito da un’aula rettangolare di circa sette metri e si presentava molto sobrio, in contrasto con la ricchezza dei palazzo. La sua distruzione risale ai primi dei Novecento e, in seguito a un incendio scoppiato nel 1918, le poche tracce che erano rimaste vennero cancellate.