Palazzo la Loggia

Palazzo la Loggia, detto “La Pergola”

L’edificio in stile veneziano fu costruito probabilmente nel secolo XIV e serviva ai Signori di Spilimbergo per trattare affari con i vassalli o per riunirvi gli uomini d’arme; era luogo obbligato per i viandanti e i mercanti che giungevano dal guado del Tagliamento. Fu adibito nel corso a dei secoli diverse destinazioni: da “domus comunis”, centrale del nucleo abitato, a sede per atti notarili e successivamente luogo di processi. Si vede chiaramente lo stemma comitale nell’angolo verso la piazza, segno che la proprietà degli Spilimbergo era indiscussa.

La Pergola divenne poi granaio dei Signori e luogo dove venivano immagazzinate le merci ed effettuati i controlli: su una colonna del portico è tuttora incisa la Macia, l’antica unità di lunghezza, che serviva per controllare la regolarità delle compavendite.

Palazzo la Loggia fu anche destinato a carcere finché nel 1812 fu ceduto alla Società filodrammatica che lo trasformò in un elegante teatro. Nel 1865 l’edificio fu alzato di un piano per far posto ad un altro ordine di palchi.
Fu ristrutturato dopo i consistenti danni subiti dal terremoto del 1976.
Attualmente è stato ufficialmente dichiarato Palazzo dell’arte, della cultura e del turismo: ospita l’Ufficio turistico di Spilimbergo e la Quadreria d’arte Tono Zancanaro.

La Macia

La Macia era l’antica misura di lunghezza per stoffe, in uso a Spilimbergo già nel 1438. Da questa testimonianza storica, incisa su un pilastro di Palazzo la Loggia, ha preso il nome la rievocazione storica che si tiene ogni agosto nella città del mosaico: per qualche giorno viene ricreata la vita quotidiana di inizio ’500 in una delle più importanti città, a livello politico e culturale, del Friuli. Le vie pullulano di mercanzie e di popolani impegnati a contrattare con astuti mercanti, di nobili a passeggio nei loro abiti dai tessuti pregiati e di mendicanti che importunano i passanti per ricevere qualche soldo. Giullari e musici, mangiafuoco e danzerini si spostano tra le vie del centro storico per allietare i visitatori, mentre gli armigeri del Conte vegliano affinché non venga disturbata la quiete della corte.